Capitolo9: 004

“Hai idea della sciocchezza che hai appena fatto?” chiese Mara non appena furono soli.

Il nano alzo le spalle. “Gli ho promesso di raccontargli tutto se fosse un moribondo.” Commento, disinteressato a quanto aveva da dire la donna.

“Allora lo hai pure fatto consciamente?” sbuffo lei. “Hai dato la tua parola, perché questo era secondo la sua gente e…” Bred sì volto verso di lei respirando pesantemente. Non s’innervosiva facilmente, ma in quel caso, stava cominciando a perdere la pazienza.

“Ti ricordo ragazzina che ho cinque volte la tua età, dunque, prima di cercare di farmi la lezione su come funziona il mondo, faresti bene a ricordartelo! Primo! Secondo; si, sono cosciente di quello che ho fatto e con o senza il tuo permesso l’avrei fatto. Tu puoi credere che siamo fortissimi perché investiti da una qualche missione dagli Dei, ma siamo mortali. Non credo che rifiutare a priori l’aiuto che ci è offerto al di fuori di noi stessi, sia cosa buona!” i due si fissarono in cagnesco per un momento, senza che nessuno si mostrasse particolarmente disposto ad abbassare lo sguardo.

“Credo che stavolta abbia ragione lei Bred.” Tokran parlo con tono laconico, di chi deve ammettere quasi a malincuore una cosa sgradita. “Sei stato avventato. Non dico che tu abbia fatto male, solo che sei stato avventato.” Preciso subito. “Non sappiamo poi molto di quell’elfo per affidargli i nostri segreti.”

“Se veramente è cosi malmesso… Ma perché lo riteniamo già moribondo di preciso?” chiese Erik, con la massima semplicità. “Elisabeth lo curerà! Non c’è bisogno di preoccuparsi.” Aggiunse.

“Ti sbagli! Gli elfi non hanno molte malattie, ma quasi tutte sono mortali nel modo più assoluto. Non esistono cure alle malattie degli elfi.” Davanti all’ingresso della locanda, visibile dalla finestra da cui il demone stava osservando la zona circostante, la gente passava più per curiosità del perché ci fossero le guardie che per reale necessità.

“Si, ma Elisabeth…” Bred non lascio il tempo al cacciatore di finire la frase.

“È umana! Può essere brava quanto vuoi, ci saranno sempre delle cose che non saprà fare.” Dichiaro. *Com’è giusto che sia del resto…* ma quest’ultimo pensiero lo tenne per se. Non trovando niente da replicare, sempre più sconsolato si lascio completamente andare sulla poltrona.

“Questo, però, non vuole dire che Leliandar non potrebbe in cambio di cure… diverse…” il tono di Mara non piacque per niente a Bred, ma c’era poco da fare. Sapeva come sarebbe proseguita la frase. Cosi come riteneva inutile cercare di fermarla. Lei avrebbe detto quello che pensava. Lo faceva sempre, senza curarsi di inimicarsi qualcuno. “…potrebbe rivelare ciò che tu vorresti dirgli!”

“Servirebbe a qualcosa se ti dicessi che non mi pare il tipo?” domando il nano ironicamente. “No, non servirebbe. Tu diffidi di tutto e tutti a modo tuo. Inoltre, lo conosco solo da poche ore, però, ricorda che non conoscevo nemmeno te che eri sospettata un incantatrice e nonostante ciò non mi pare di avere fatto poi tanti problemi ad accoglierti tra noi.” Non diede particolarmente peso a quelle parole, ma la donna si chiuse a riccio. “Questo solo per spiegarti che alle volte solo offrendo fiducia agli altri, la si può ricevere. Tu, nell’aggregarti a noi, ci hai offerto fiducia! Non è molto diverso.” Il nano aveva invertito il discorso in base alla reazione di lei, ma non sembro convincere la danzatrice.

“Scusate, ma oltre alla diatriba, informare Leliandar o meno, non credete vi siano altri problemi che sarebbe più importanti affrontare?” Nuovamente Tokran si propose quale voce della ragione, o quale paciere nella diatriba.

Mara sospiro, scotendo il capo. “E sia! E speriamo che Elisabeth possa fare qualcosa per lui, senza disperdere tutte le proprie forze come sarebbe capacissima di…” Questa volta la testa li ricade sul petto. Ormai, se cosi era, Elisabeth avrebbe già iniziato e difficilmente si sarebbe fermata senza uno scontro con loro. Di questo era sicura.

“Risolverebbe il problema del dirglielo, ma in effetti, non ci aiuterebbe per niente. Entro al fine della Caccia di Primavera ci sarà bisogno della sua abilità di guaritrice per gente che si troveranno nell’urgenza…” Il nano e la donna erano tornati ad essere d’accordo su qualcosa. “Cos’è successo con lo scriba?” domando infine, rivolgendosi al cacciatore.

“è successo che lui non può decidere niente di niente, ma solo chiedere all’imperatore. E noi siamo stati pregati di tornare qui e tenerci pronti…” sbuffo il ragazzo, fissando il soffitto. “…con tanto di guardie fuori dalla locanda come se potessimo essere noi gli attentatori…” aggiunse con un sorriso amaro.

“Bhe, ma non è cosi male!” commento il nano, ritrovando la propria allegria, almeno in superficie. “Non vi ha fatto rinchiudere come dei pazzi, no?”

“Questa, potevi anche risparmiartela!” Il demone si volto verso di loro, alzandosi dalla finestra. “Sapete, Leliandar aveva ragione! Siamo gli unici a vedere oltre la palizzata di protezione… Direttamente verso l’accampamento dei nobili…” fece, lasciando in sospeso tali parole.

Nessuno degli altri parlo, aspettando che si decidesse a completare, giacché erano certi che altro ci fosse. “E c’è un messaggero che sta correndo a rotta di collo verso di noi. Da quando siamo arrivati, non c’è mai stato qualcuno che avesse fretta da questa parti…” aggiunse. “Cavallo grigio, uniforma ed insegne della guardia personale dell’imperatore addosso. Non avrò gli occhi di Erik, ma so osservare.” Dichiaro.

“Cosa ti dicevo?” il cacciatore osservo il nano, ma non sembrava crederci.

“Non credo che alcuno tra noi abbia disfatto i bagagli, dunque, non vedo ragione di preoccuparci. Scopriremo in fretta se il nano a ragione.” Mara si sedete a sua volta. Non avendo di meglio da fare.

Elisabeth torno poco dopo. “Allora?” volle sapere Bred. Dall’espressione di Leliandar, nemmeno a lui era stato comunicato il responso.

“Allora, non so…” rispose la fanciulla. “Non ho mai visto niente di simile, né immaginavo che fosse possibile una malattia del genere.” La spiegazione a suo modo era stata chiara nell’esprimere il fatto che brancolasse nel buio.

“Cioè, non sai se sei in grado di curarmi e di conseguenza non sei in grado di esprimere un giudizio se i tuoi compagni debbano o meno raccontarmi la vostra vicenda.” L’elfo sorrise bonariamente. Non si era fatto molte speranze.

“Dipende quanto lei intenda impegnarsi in quello che sto per chiederle!” replico la ragazza. Il locandiere alzo un sopraciglio perplesso, invitandola con un gesto della mano a proseguire. “Lei non deve più fare ricorso alla magia! A nessuna, nemmeno la più piccola! È quello che la sta uccidendo!” Nella stanza scese un silenzio tombale.

Lo stesso Leliandar sembro avere delle difficoltà a mandare giù il boccone. “Credo di non avere capito…”

Elisabeth sospiro. “Evitando di farle una lezione di magia, dove probabilmente né saprà più di me, sarà certamente a conoscenza del fatto che la magia è la capacità di usare l’energia che compone la realtà alterando la stessa. Questa è la base della magia, poiché tutti noi siamo parte della realtà, tutti abbiamo questa possibilità. Il problema, è che proprio il suo legame con la realtà viene meno ogni volta che usa la magia. Lei non sta morendo, sta uscendo da questo piano di esistenza per una qualche ragione che io non riesco a capire. Solo che il suo corpo non è fatto per simili passaggi ed è questo ad ucciderla.”

Erik e Bred si lanciarono un occhiata, mentre Tokran e Mara continuarono a fissare Elisabeth. Chiaramente la cosa gli sembrava assurda. La rossa si volto verso di loro, prima di tornare a fissare il locandiere. Questo si porto la mano al volto, ad indicarne lo stato. “I-io… non capisco…” era stato da un numero enorme di cerusici e guaritrici di vario genere, ma nessuno di loro aveva mai chiamato in causa una simile possibilità. “…la magia elementale che pratico non ha mai ucciso nessuno suo utilizzatore…”

Elisabeth sospiro. “Non è la magia ad ucciderla. Sono i suoi contro-effetti! Lei usa principalmente le arti della terra…” dichiaro, con un tono che chiedeva un ammissione da parte dell’altro. “…e questo la porta a muoversi inconsciamente tra i vari piani dell’esistenza per manipolare li elementali della terra…” la ragazza alzo una mano, passandola sulla pelle dell’elfo, ritirandola con un misto di sangue e piccoli elementi scuri. “…anche senza usare la magia dovrebbe essere in grado di riconoscere…” la ragazza gli mostro il dito.

“Il mio sangue con dei minerali dentro…” sospiro lui. “…ogni volta né fondo un po’ con me…”

Lei confermo con un ceno del capo. “Il problema a questo punto è scoprire il perché questo accade, ma per quello mi occorre del tempo.” Spiego lei.

Il volto di Leliandar si rabbuio. “Ehy, non prendertela troppo con gli altri guaritori. Elisabeth è una spanna…” L’espressione che il locandiere offri a Bred lo fece zittire, cosa non semplice. Ormai, nemmeno gli sguardi neri più assassini di Mara non ci riuscivano più.

“Perdonami amico nano…” espresse poi l’elfo dopo un momento a ricuperare la calma. “Non ce l’ho con i guaritori che mi hanno visitato, ma con quelli della mia gente. Loro certamente sapevano! Si sono limitati a dirmi, vai per la tua strada e vivi il mondo sapendo che questo mi avrebbe accorciato la vita.” Commento egli, acido. “Quanto tempo se continuo ad usare la magia e quanto senza?” chiese poi.

Elisabeth scosse la testa. “Con un esame cosi superficiale, non sono in grado di dirlo. Non più di qualche mese nel primo caso, non più di un paio di anni nel secondo senza cure adatte, sempre che esse siano possibili…”

“Scusa, ma non è possibile estrarre la terra e curare i danni?” domando Erik, proponendo di fare una cosa non dissimile da quanto fatto con la madre di Elisabeth.

“No, purtroppo, in questo caso, la magia fa si che i corpi estranei siano legati al corpo, facendoli risultare come naturali. Se cercassi di fare una cosa del genere, la morte sarebbe immediata!”

1 commento »

  1. Molto interessante la spiegazione sulla magia! 😀

    E grandiosi gli scambi di sguardi fra Bred e Mara!!! 😀

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